La pizzica, simbolo del Salento

La pizzica non è solo una danza popolare molto coinvolgente, ma rappresenta l’immagine stessa del Salento, e sulla scia del suo successo sono nate molte scuole di ballo in tutta Italia”.

di Livia Rocco

Dalle parole di Stefania Mandurino, commissaria dell’Azienda di promozione turistica di Lecce, traspare tutta la forza trainante di un’antichissima tradizione che i salentini hanno rivisitato in chiave moderna con risultati sorprendenti. La pizzica ha origini lontane, e appartiene al filone delle ‘tarantelle’, danze tipiche dell’Italia meridionale. Se ai tempi della Magna Grecia questo ballo era legato ai festeggiamenti sfrenati del dio Dioniso, con il passare de tempo venne strettamente associato al morso della tarantola o taranta.

Ballare per guarire e per divertirsi

Secondo la tradizione, i contadini del Salento che mentre lavoravano venivano morsi da questo ragno velenoso (lycosa tarentula) perdevano conoscenza e si riprendevano solo mettendosi a ballare al ritmo vorticoso del tamburello, accompagnato dal violino. Grazie a questa danza ripetitiva e ossessiva – che poteva durare giorni o settimane – riuscivano a guarire, anche perché il movimento frenetico e incessante contribuiva ad esaurire il veleno. Ecco quindi che la pizzica assume una funzione terapeutica e rituale, come nelle migliori tradizioni del mondo antico e non solo. I ‘tarantolati’ o ‘tarantati’ venivano praticamente esorcizzati con la danza e la musica.

Il fenomeno del tarantismo nasce nel Salento intorno all’anno 1000, e secondo alcuni studiosi ancora prima. Oggi il cosiddetto neo-tarantismo si propone di mantenere viva questa tradizione, che rappresenta anche un legame con le radici contadine salentine. Oltre alla pizzica del tarantato (spesso donna), che balla da solo sotto l’effetto allucinatorio del morso della tarantola, esistono altre due varianti, più coreografiche: la pizzica pizzica e la danza delle spade o dei coltelli, detta anche ‘pizzica a scherma’. Va precisato, infatti, che la pizzica non era solo il ballo dei tarantolati, ma anche quello che accompagnava i momenti di festa; la pizzica ‘tarantata’ o ‘taranta’, era eseguita con un ritmo in genere più accelerato rispetto a quella classica suonata per il ballo. La pizzica pizzica, invece, si ballava in coppia, ma non era necessariamente una danza di corteggiamento; si eseguiva soprattutto in occasioni private e familiari, ed era molto probabile che a danzare si trovassero parenti anche molto stretti, o individui tra i quali intercorreva una grande differenza d'età. La pizzica a scherma è in pratica la simulazione di un combattimento al coltello tra due contendenti, che parano e infliggono colpi e si comportano come se questi colpi fossero stati davvero inferti o subiti; non a caso chi è stato colpito esce dalla "ronda" formata da curiosi e simpatizzanti e lascia il posto ad un altro sfidante. I colpi simulati, mantenendosi sempre ad una certa distanza l'uno dall'altro, riprendono alcuni movimenti tipici della scherma classica e si avvicinano anche al duello praticato da galantuomini per questioni d'onore fino al XX secolo.

La neo-pizzica e la Notte delle Taranta

A partire dagli anni Settanta la musica e le danze della pizzica sono state riscoperte, e negli ultimi anni si sono organizzate moltissime rassegne musicali dedicate alla pizzica salentina, tra cui spicca la Notte della taranta, che richiama centinaia di migliaia di appassionati e curiosi. Grande popolarità hanno raggiunto sia i protagonisti della manifestazione, sia il genere musicale, che è stato ripreso anche da autori internazionali. Nel panorama dei gruppi musicali che ripropongono la pizzica, ce ne sono alcuni che la rivisitano in una chiave adatta anche a un pubblico giovanile.

La Notte della taranta è un festival che ogni estate anima per circa dieci giorni varie cittadine del Salento, concludendosi con il ‘concertone’ di Melpignano. “In questa occasione si esibiscono gruppi provenienti da tutto il Mediterraneo – sottolinea Stefania Mandurino -. Oggi la Notte della Taranta rappresenta un marchio fortissimo per la promozione nel mondo del Salento e di tutto il Sud. Non è solo un evento, ma un vero e proprio laboratorio musicale che propone forme di contaminazione e si rinnova di anno in anno, attraendo persone di ogni età”.

La prossima edizione della rassegna si concluderà il 28 agosto con il consueto concertone, come sempre a Melpignano, uno degli undici comuni dell’area grecanica salentina.

IN BACHECA

La Grecìa del Salento è la testimoniamza - storica e linguistica - del dominio bizantino su questo estremo lembo orientale dell’Italia meridionale, e del contatto tra la cultura latina e quella bizantina. I centri grecanici - situati nel territorio compreso tra Lecce, Otranto, Maglie e Galatina, oggi uniti in un ente locale che li rappresenta - sono Melpignano, Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martignano, Martano, Soleto, Sternatia, Zollino, Carpignano Salentino, Cutrofiano.

Le chiese e le cappelle di Melpignano - divenuto uno dei pincipali punti di riferimento per la pizzica - ricordano la forte religiosità della popolazione locale e la presenza del rito bizantino. Spiccano nel paese la chiesa matrice di S. Giorgio e il convento dei padri agostiniani dedicato a S. Maria del Carmine. La piazza centrale, con i suoi portici per ripararsi dal sole, era invece il centro della intensa attività commerciale della cittadina e il cuore della sua vita sociale.

Ma chi va da queste parti non può certo trascurare il capoluogo, ‘salotto’ barocco del Salento. Lecce lascia nel turista un ricordo nitido per i suoi palazzi e le sue chiese color sabbia, costruiti con la tipica pietra locale. Tra i più bei monumenti della città, la basilica di Santa Croce con i bassorilievi simili a ricami, massimo esempio del barocco leccese. Degno ‘vicino di casa’ è l’attiguo Convento dei Celestini, che si allunga elegante e maestoso creando uno scorcio indimenticabile. Altro ‘gioiello’ del centro storico è piazza del Duomo, tutta racchiusa in uno spazio tranquillo tra la cattedrale, la torre campanaria, il palazzo del Vescovo e il palazzo del Seminario.

 


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