Clara Berna: la scintilla del flamenco

Fondatrice di una scuola di flamenco a Roma, coreografa e danzatrice, Clara Berna è una significativa rappresentante in Italia del flamenco, considerato un vero e proprio linguaggio e una forma di espressione, che è possibile   ballare con diversi tipi di musica

di Livia Rocco

Clara Berna – di padre spagnolo e madre italiana – promuove il flamenco nel nostro Paese da molti anni, come interprete, coreografa e insegnante. Dopo aver creato e interpretato numerosi spettacoli, oggi si dedica prevalentemente all’insegnamento nell’Atelier di Flamenco e Teatro El Mirabràs, a Roma, di cui è fondatrice e direttore artistico.

Il ballo è la mia attività principale, anche perché considero il flamenco più una forma di espressione che una semplice danza - tiene subito a precisare Clara, e qui entriamo nel vivo -. Il flamenco è un linguaggio – continua -. Per questo è possibile ballarlo con qualsiasi musica, e l’ho dimostrato, per esempio, nello spettacolo allestito due anni fa in occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia: abbiamo danzato con canti come ‘La bella Gigogì’. E tra qualche mese un’altra conferma: lo spettacolo di fine anno della mia scuola sarà dedicato a Verdi, in occasione del bicentenario della nascita del grandissimo musicista”.

Anche il collegamento tra Italia e Spagna – o tra Roma e l’Andalusia – sembra quindi essere uno dei fili conduttori del lavoro di Clara, che rappresenta una felice commistione tra le due culture. Questo aspetto sollecita una domanda intrigante: in base alla tua solida esperienza con allieve di ogni età, gli italiani sono in grado di ballare il flamenco come gli spagnoli?

In Italia c’è un ottimo livello tecnico, riconosciuto anche dai ballerini spagnoli che curano stage periodici nel nostro laboratorio – osserva Clara -. Manca soltanto il ‘duende’ (termine poco traducibilre che significa ‘folletto’), lo spirito misterioso che crea la magia del flamenco: è quel qualcosa in più che hanno solo gli spagnoli e che non si impara. Devo aggiungere che a suo tempo io stessa, una volta raggiunto un buon livello, sono andata per qualche anno in Spagna per perfezionarmi, su richiesta dei miei insegnanti”.

A proposito di imparare, qual è la cosa più difficile del flamenco? “L’aspetto che viene assimilato con più difficoltà è il movimento di tutto il corpo, comprese le mani: questo rende il flamenco unico nell’ambito delle danze tradizionali, ma i movimenti non sono codificati in modo preciso, il chè rende ancora più difficile insegnarli.”

Oltre alle difficoltà esistono pregiudizi italiani sul flamenco? “Un mito da sfatare – fa notare Clara - è che il flamenco sia triste e in qualche modo ‘duro’: esistono diversi ‘palos’ (stili), alcuni tristi, altri allegri”.

All’interno del suo atelier - creato nel 2001 e frequentato da sole donne in armonia con lo spirito della Casa internazionale delle donne che lo ospita – Clara Berna cerca, giorno dopo giorno, di trasmettere questo particolarissimo ‘linguaggio del corpo’, superando rigidità e luoghi comuni. E anche sulla nascita del flamenco, Clara ha qualcosa da dire: “Le sue origini sembra siano molto più antiche di quelle arabo-gitane normalmente prese in considerazione: da alcuni testi risulta che nell’antica Roma si parlasse già di ‘fanciulle che ballavano’, provenienti dall’attuale Spagna”!

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Vedi articolo correlato in www.ballareviaggiando.it, sezione Scuole: “Tutto il flamenco nel cuore di Roma al Mirabràs di Clara Berna”


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